“Adoro la tua benedetta e straziata umanità, che mi riappare quaggiù in ogni povero, sulle cui spalle viene continuamente a cadere la croce di un mondo che scarica il proprio fardello sugli ultimi” (Primo Mazzolari)

 

O Signore:

-Siamo innamorati di te perché non credi alle cose che dicono di noi.

-Siano innamorati di te perché ci proponi una storia tutta nuova, una storia di cambiamento: dall'oppressione alla liberazione, dai pre-giudizi alla fratellanza, dalla morte dei nostri parametri alla vita dei tuoi orizzonti infiniti.

-Siamo innamorati di te perché possiamo essere pienamente noi stessi, con le nostre miserie, le ingiustificate repulsioni e le diffidenze verso di te. 

-Siamo innamorati di te perché non dobbiamo far finta di essere devoti per poterti parlare e trovare senso e consolazione. 

-Siamo innamorati di te perché possiamo sentirci svogliati e non allineati secondo i tempi liturgici (contenti il venerdì santo, tristi il giorno di Pasqua) senza offenderti. 

-Siamo innamorati di te perché non ti aspetti l’ossequio delle forme ma solo radicale autenticità. 

La Tua presenza “è” una presenza, una presenza che si sperimenta umanamente

 

-Siano innamorati di te perché nessuna finzione resiste alla tua presenza.

-Siamo innamorati di te perché sei il Dio del contenuto e non dell’apparenza.

-Siamo innamorati di te perché hai scelto la compassione come via per scoprire la nostra umanità.

 

"Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini sono soltanto degli attori che hanno le loro uscite e le loro entrate. E ognuno, nel tempo che gli è dato recita molte parti". (William Shakespeare)

 

 

-Siamo innamorati di te perché condanni i pilastri su cui l’uomo ha costruito l’inferno: l’arrivismo, l’accaparramento, l’indifferenza, la disuguaglianza.

-Siamo innamorati di te perché hai trasformato i luoghi dell’emarginazione e della sofferenza in luoghi sacri.

-Siamo innamorati di te perché hai scelto gli ultimi riscattandoli da tutte le umiliazioni.

-Siamo innamorati di te perché sei il difensore dei poveri, e agisci per liberarli dall'artiglio dell’esclusione.

 

La percezione della Tua presenza aumenta sempre di più: inizia crepuscolarmente come mattino, ma arriva a sera che l'uomo resta pieno soltanto del desiderio di quel che viene, della verità che avverrà

 

Le parole che abbiamo letto ci aiutano ad aprire l’incontro di questa mattina:un nuovo inizio d’anno formativo, un nuovo inizio di impegno.

Professionale.  Nuovo: ogni anno è nuovo se il precedente ci è servito a fare il punto della situazione e magari anche apportare in noi stessi cambiamenti. Perché c’è bisogno di “ Un Buono cambiamento” : questo dipende sì dalle istituzioni, ma molto anche dal nostro  impegno che va, e deve andare, ben oltre quello che è codificato per legge: noi siamo del Murialdo!

E l’impegno  richiama anche un impegno politico : il nostro santo Fondatore aveva intuito come un “cittadino è tale se ha un impegno civile e sociale che può trasformare il mondo.”

Siamo convinti che un impegno politico – quindi sociale/civile, per noi di ENGIM, e non solo, significa:

NUOVA CORRESPONSABILITÀ: che non deve fermarsi al miglioramento della nostra azione didattica, alla relazione educativa, il rapporto con i colleghi, i genitori, l’organizzazione del sistema formativo, ma deve farci sentire inquieti, aperti al nuovo, per aprirci insieme al Buono

 

NUOVA CONTINUITÀ: ovvero “tesi” a non disperdere le nostre energie, a marcare con continuità tutti quegli spazi sociali, educativi, civili che sono per natura di ENGIM, indignarsi agendo  positivamente verso ciò che può essere non buono per i giovani, per noi educatori, per la società.  

NUOVA CONDIVISIONE:siamo “belle persone”, quindi “Bei formatori educatori” se curiamo/ci liberiamo dall’individualismo che per natura appartiene all’essere umano: come sarebbe bello se il Bene, la Comunione di intenti, facesse parte del nostro essere! Ricordiamo che tutto ciò è possibile e la forza migliore è in sia individuale che di gruppo. Quel NOI di cui abbiamo necessità! Tutto sarebbe più soft, più semplice, insomma un’altra cosa!

Se analizziamo bene possiamo sottolineare che tutto ciò fino ad ora detto ci porta verso un principio che per noi di ENGIM, vista la popolazione alla quale ci riferiamo, è fondamentale, ovvero:

“solidarietà e diritti”  a fianco dei nostri  giovani, oggi più che mai   POVERI ED EMARGINATI, la vita del Murialdo insegna ed è ancora di grande attualità  “siamo partiti dalla strada, nell’incontro con chi vive situazioni di disagio e di sofferenza, dalla voglia di ascoltare, di capire e di condividere la fatica di tanta gente e di ricercare insieme soluzioni possibili.”

Dobbiamo augurarci noi di ENGIM, e lo auguriamo a tutti, di avere  uno “sguardo nuovo” che  ci aiuta ad essere vigili su ciò che avviene attorno ai nostri giovani, attorni a noi, nel nostro posto di lavoro, nella nostra società, nel mondo:

-“uno sguardo capace sia di lungimiranza – occhi che sanno scorgere nel presente i segni del futuro .

- che  di profondità che cerca le cause dei problemi e capisce che non basta un approccio terapeutico  per combattere ma occorre anche agire sul piano della prevenzione e dell’educazione implementando nuovi orizzonti di fattibilità.

Non dobbiamo accettare una prospettiva che vuole  ridurre la proposta educativa  A FAVORE DI QUELLA ORGANIZZATIVA

Il centro del nostro essere ENGIM è e sarà il GIOVANE: è nostro dovere ribadirlo ma ancora di più difenderlo!

Non avrebbe nessun senso fare progetti, implementare obiettivi se il fine non è e non sarà sempre di più il Bene del giovane e della società!

Quindi il nostro ruolo, il ruolo di ciascuno di noi , che ha scelto di fare parte di ENGIM è quello di andare in prima linea, difendere tutto ciò che può inficiare il nostro sogno concreto “fare di ciascun giovane un giovane libero e felice”

 

 

Allora dobbiamo essere:

OPERATORI-COLLABORATORI CHE “INTERFERISCONO”, intendendo che non possiamo, come purtroppo talvolta avviene, minimizzare o addirittura tacere di fronte alla presenza delle illegalità che impoverisce ed esclude i nostri ragazzi.

COME ENGIM DOBBIAMO: interferire, risvegliare le coscienze, denunciare non solo gli affari non etici e le ingiustizie sociali, ma l’illegalità diffusa e le morali di convenienza.

Come ci ha insegnato Primo Levi l’ingiustizia ha due facce:

«La prima faccia è l’assenza dei diritti, la cui mancanza porta la società a spaccarsi in due: “da una parte chi sale dall’altra chi scende. Da un lato i “sommersi” dall’altro i “salvati”, in una partita dove i destini delle persone non sono più tutelati dall’appartenenza alla comunità ma decisi da fattori indipendenti e individuali: ti salvi se hai i mezzi per farlo o se godi delle protezioni necessarie per essere salvato”.

Noi abbiamo bisogno OGGI Più CHE MAI di parole dialoganti, di vita, parole che incontrano. Le parole hanno una importanza esponenziale e una forza che possono: avvicinare o allontanare, incoraggiare o ferire, accogliere o emarginare.

c’è una responsabilità delle parole.

Il Vangelo raccomanda la PARESSIA, il parlare chiaro che è il contrario dell’ipocrisia, noi dobbiamo parlarci chiaro per amore della verità, per costruire il cambiamento, per scuotere le coscienze, per assumerci la nostra parte di responsabilità, per seminare speranza nella concretezza, PER AIUTARE ENGIM a declinarsi sempre meglio nel prossimo futuro

Le innovazioni che hanno prodotto vero sviluppo lungo la storia, sono quelle che hanno messo al centro la persona, il Murialdo si è mosso in questa direttrice. E proprio in questi giorni ENGIM ha aperto in Albania una pasticceria in un bene confiscato alla mafia: da una cosa amara nasce una cosa dolce!

Caritas in veritate 21 “ Colui che è animato da vera carità è ingegnoso nello scoprire le cause della miseria, nel trovare mezzi per combatterla, nel vincerla risolutamente” (Popolorum Progressio 75 citata in Caritas in Veritate 30).

E noi di ENGIM siamo da anni sulla  strada dell’innovazione partendo da un assioma senza il quale non abbiamo storia: l’INNOVAZIONE siamo ciascuno di NOI, se non stiamo attenti ai bisogni e alla lettura dei tempi non andiamo da nessuna parte e tanto meno produciamo frutti buoni

Innovare significa portare cose nuove che si innestano sulla storia del passato: imitare non serve a nulla, anzi!

 

In ENGIM l’innovazione è un fattore sociale, non è una faccenda privata dei direttori e dei CFP delle sedi regionali ; quando in una città c’è un indigente è l’intera città che si ammala: occorre curare la miseria e  l’indigenza! I nostri CFP sono chiamati e deputati alla “cura” di quanti bussano alle nostre porte: e sono tanti!

 Il Murialdo a fine ottocento, si trova, da giovane prete a contatto con la folla di giovani che arrivano a Torino dalle campagne per lavorare. La maggior parte analfabeta o orfana, capì che bisognava lavorare perché i ragazzi potessero crescere bene e sani. Il suo amore per quei giovani, in cui aveva visto una risorsa, e non un problema da gestire, gli fece scoprire che in ogni giovane c’è un punto accessibile al bene, bisogna solo scoprirlo, trovare quella corda e farla vibrare.

I nostri CFP rappresentano l’innovazione più coraggiosa e più efficace per aiutare i ragazzi più deboli.

 

UNO DEI PRINCIPI CHE DOVRA’ GUIDARE LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE NELLE STAGIONI CHE IMMEDIATAMENTE CI STANNO DAVANTI E’ LA DOMANDA DI GRATUITA’

Una delle ferite del nostro tempo è relativa soprattutto alla relazione, una incapacità di incontrarsi nella reciprocità; una ferita “spirituale e relazionale” mostra sempre più la sua gravità.

Don Cesare Cotemme, Giuseppino del Murialdo, ha scritto  e insegnato, predicato molto sull’ascolto:arma vincente contro tutti i muri e le barriere!

La crisi che stiamo vivendo da decenni ci dice che è una crisi etica e morale, che ha a che fare con la categoria della fraternità.

Risultano quasi profetiche le parole di ALEXIS DE TOCQUEVILLE, precursore della sociologia scritte nel 1840: «Se cerco di immaginare il dispotismo moderno vedo una folla smisurata di esseri simili e uguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima. Ognuno di essi, ritiratosi in disparte, è come straniero a tutti gli altri, i suoi figli e i suoi pochi amici costituiscono per lui tutta l’umanità; il resto dei cittadini è lì, accanto a lui, ma non lo vede; vive per sé solo e in sé, e se esiste ancora la famiglia, già non vi è più la patria.»

La più grande domanda che oggi proviene dall’economia è una domanda di fraternità, di beni relazionali, di nuovo legame sociale, di incontro vero di motivazioni intrinseche: questa domanda noi la potremmo sintetizzare come “DOMANDA DI GRATUITÀ”.

La gratuità la cui etimologia viene dal greco CHARIS, GRAZIA, ha due significati: “ciò che da gioia”, oppure: carisma , dono.

Tra noi di ENGIM deve esserci gratuità di intenti e di relazioni: la storia insegna che laddove c’è gratuità tutto è più semplice, più leggero, e ci si sente meno soli. La pratica della gratuità è una cosa “sorridente” perché fa felici e ci rende felici, ci dona gioia: allora educhiamoci ad essere contaminatori di gratuità e di felicità  e gioia e ci ritornerà indietro tutto e con abbondanza!

Dal libro di Isaia 55:11

 

Come la pioggia e la neve
scendono giù dal cielo
e non vi ritornano senza irrigare
e far germogliare la terra;

Così ogni mia parola
non ritornerà a me
senza operare quanto desidero,
senza aver compiuto
ciò per cui l'avevo mandata.