Riflessioni Ne Perdantur

Crescere nella guarigione: comunità in cammino

Ogni inizio d’anno formativo è una grazia che ci riporta alla sorgente: alla chiamata a ricominciare, ma non a ripetere.
Ricominciare, per noi di ENGIM, significa attraversare la realtà con lo sguardo limpido di chi non si rassegna alla malattia del disincanto, della paura, della frammentazione.
È riconoscere che anche le nostre comunità — educative, formative, spirituali — possono ammalarsi: di autoreferenzialità, di stanchezza, di solitudine organizzata. Ma riconoscere la ferita è già l’inizio della guarigione.

Non basta commentare la crisi: occorre attraversarla, interpretarla e trasformarla in cammino.
ENGIM è chiamata a farlo nel mondo del lavoro e della formazione, là dove la Chiesa si fa carne nelle mani di chi educa, accompagna, innova.
Ogni laboratorio, ogni aula, ogni impresa formativa è parte di un corpo più grande — un corpo che può ammalarsi, ma anche rigenerarsi, perché vive di Spirito e di comunione.

Ritrovare lo sguardo

Il nostro tempo è pieno di immagini ma povero di visione.
Anche noi possiamo soffrire di miopia spirituale e educativa: vediamo ciò che è vicino, immediato, misurabile, ma non riusciamo più a leggere la vita che cresce nei processi, nelle relazioni, nelle attese dei giovani.
Ritrovare lo sguardo significa imparare a vedere come vede Dio: dalle periferie, dalle fragilità, dai luoghi dove la vita sembra nascosta.

Per ENGIM — e per ogni comunità cristiana — questo è il primo atto politico del Vangelo: guardare dal basso, dalla parte dei poveri, di chi non conta, di chi ricomincia ogni giorno.
È lì che rinasce la speranza, è lì che la cooperazione torna ad essere alleanza di umanità, non semplice gestione di progetti.
Ritrovare lo sguardo è resistenza al potere che divide, è profezia di un mondo che vuole ancora credere nella dignità di ogni persona.

Guarire i processi

Ci sono processi ecclesiali e formativi che sembrano corpi stanchi: non rispondono più agli impulsi vitali dello Spirito.
Non basta cambiare linguaggio o moltiplicare attività: serve guarire il modo in cui pensiamo e accompagniamo.
La “guarigione dei processi” è conversione dello sguardo, della gestione, della spiritualità.

Significa non separare la fede dall’amministrazione, la comunione dalla governance, la profezia dalle decisioni concrete.
È la via indicata da Papa Francesco: una Chiesa che guarisce non perché perfetta, ma perché capace di camminare insieme.

ENGIM può diventare questo laboratorio di guarigione integrale — educativa, comunitaria, spirituale — dove ogni formatore, dirigente e giovane è parte viva di un corpo che si prende cura di sé.
Il principio Ne perdantur ci ricorda che nessuno va lasciato indietro, e che la perdita più grave non è economica, ma relazionale.

“Dilexi te”: la parola che guarisce

«Io ti ho amato» (Ap 3,9). È la parola che Gesù rivolge alla piccola Chiesa di Filadelfia: una comunità fragile, ma fedele.
Quell’amore preveniente — Dilexi te — non è una carezza retorica, ma una promessa concreta: “Io sto con te, anche quando ti senti piccola, marginale, ininfluente”.

Per ENGIM e per ogni comunità educativa, Dilexi te è una parola-mandato.
“Ti ho amato” — non per la tua efficienza, ma per la tua fedeltà.
“Ti ho amato” — non per i tuoi risultati, ma perché resti aperta alla speranza.
“Ti ho amato” — nonostante la fatica, perché la tua fragilità è spazio per la grazia.

Questa parola ci libera dal culto della performance e ci restituisce all’essenziale: ciò che nasce dall’amore resta, ciò che nasce dall’orgoglio si perde.

Educare come guarire

Formare non è solo insegnare un mestiere, ma curare la vita.
Ogni giovane accolto, ogni comunità che si apre, ogni gesto di solidarietà è parte di una pastorale della guarigione.
Guarire significa ricucire le ferite tra scuola e lavoro, tra formazione e dignità, tra fede e vita.
Significa saper chiedere perdono, fare verità, praticare trasparenza.

ENGIM è chiamata a essere corpo che rialza, casa che ascolta, scuola che accompagna.
Ogni volta che qualcuno ascolta e rialza, Cristo risorge.
Ogni volta che un giovane si sente visto e riconosciuto, lì passa il Vangelo.

Cinque ciottoli per la pace

Quest’anno, anche il cammino dell’Oratorio San Paolo ci ricorda che per affrontare i giganti del nostro tempo — indifferenza, paura, disinformazione, solitudine, violenza — non servono armi di potere, ma armi disarmate dello Spirito.
Come Davide, vogliamo raccogliere cinque ciottoli nella bisaccia della vita: silenzio, essenzialità, fiducia, gratuità e gioia.

  • Il silenzio che ascolta prima di parlare.

  • L’essenzialità che libera dal superfluo.

  • La fiducia che ricostruisce legami.

  • La gratuità che semina pace.

  • La gioia che resiste e rinnova.

Cinque gesti semplici, ma sufficienti per costruire comunità capaci di guarire e di generare futuro.

“Vieni fuori”

Ogni anno formativo non è solo una ripartenza organizzativa: è un atto di fede nella guarigione possibile.
Anche noi, come ENGIM, ascoltiamo la voce del Signore che ci chiama:

“ENGIM, vieni fuori.
Liberati e cammina.
Non temere di essere fragile: nella tua fragilità abita la forza dello Spirito.”

Camminiamo così, con occhi che vedono, mani che costruiscono, cuori che custodiscono.
Perché Ne perdantur — affinché nessuno si perda, e tutti trovino in questa comunità un luogo dove sentirsi amati, accolti, accompagnati e inviati.

padre Antonio Teodoro Lucente
Presidente ENGIM