Riflessioni Ne Perdantur
Gaza, un orrore che interpella le coscienze
Non possiamo più permetterci parole neutre. Quello che accade a Gaza non è un “danno collaterale”, ma un orrore continuo, una regressione disumanizzante che ferisce l’umanità intera. La fame programmata, l’omicidio gratuito, l’umiliazione sistematica trasformano i bambini, le donne, gli anziani in bersagli di guerra. Non numeri, ma volti. Non statistiche, ma fratelli e sorelle.
Papa Francesco ci ha insegnato a chiamare le cose con il loro nome: questa è una punizione collettiva, una logica di sterminio lento che contraddice ogni principio di diritto internazionale e ogni fondamento etico. La Quarta Convenzione di Ginevra vieta di infliggere condizioni di vita tese a distruggere un popolo: eppure oggi, tra amputazioni, fame, esodi forzati, la Striscia di Gaza si trova dentro questa definizione.
Come ENGIM, non possiamo restare in silenzio. La nostra missione educativa ci chiede di guardare oltre i confini nazionali, di prendere posizione là dove la dignità umana è calpestata. Oggi, davanti a Gaza, non possiamo accettare la logica della “giustificazione” che chiama sicurezza ciò che in realtà è disumanizzazione. Non possiamo rimanere indifferenti mentre migliaia di bambini crescono senza braccia, senza case, senza futuro.
Ricordiamo Sabra e Chatila, ricordiamo tutte le ferite aperte della storia: il silenzio dei popoli e della comunità internazionale è complicità. Anche oggi esistono voci di resistenza dentro Israele – intellettuali, cittadini, giovani riservisti – che rifiutano di essere complici. Il nostro compito è farle risuonare e sostenerle, perché un’altra strada è possibile.
Come educatori crediamo che nessuna vita sia scarto. Lo ripetiamo con forza: ne perdantur, che nessuno vada perduto. Non i bambini palestinesi mutilati, non le donne in fila per un pezzo di pane, non i giovani israeliani che scelgono la nonviolenza. Non possiamo smarrire la memoria della dignità umana, perché lì si gioca il futuro della convivenza tra i popoli.
Le denunce internazionali parlano di genocidio, e noi dobbiamo avere il coraggio di dirlo: a Gaza non si sta consumando un conflitto qualunque, ma un crimine contro l’umanità. Tacere, rifugiarsi in eufemismi, significa diventare complici.
ENGIM, nato per educare e formare, oggi sceglie di educare alla verità e alla giustizia. Non smetteremo di ricordare che la pace non è il silenzio delle armi, ma il riconoscimento dei diritti, la costruzione della giustizia, la difesa dei più fragili.
Formatori, non abbiate paura di educare alla verità: insegnate ai ragazzi che la pace non si costruisce con l’indifferenza, ma con la responsabilità e con la scelta quotidiana della giustizia. Siate voce che rompe il silenzio, occhi che sanno guardare negli occhi le vittime, mani che accompagnano e non abbandonano.
Giovani, non lasciatevi rubare la speranza: coltivate l’indignazione di fronte all’ingiustizia, non accontentatevi delle parole vuote, rifiutate l’anestesia delle coscienze. Guardate a Gaza e sappiate dire: nessuna vita è di troppo, nessun popolo può essere cancellato, nessun bambino può essere sacrificato.
Che la nostra educazione, oggi più che mai, sia atto di resistenza e di fraternità universale.
Che il nostro impegno sia testimonianza che la storia non è condannata al massacro, ma può ancora aprirsi a cammini di pace.
padre Antonio Teodoro Lucente
Presidente ENGIM