Fiducia nei Giovani: il cuore dell’educazione murialdina
Gli uomini attuali passeranno, succederete voi
Così San Leonardo Murialdo, rivolgendosi ai giovani, esprimeva una delle convinzioni più profonde che hanno ispirato tutta la sua vita: la fiducia radicale nelle nuove generazioni. Una fiducia operosa, concreta, mai ingenua. Una fiducia che oggi, più che mai, interpella tutti noi.
Le parole di Murialdo, che fa sue quelle di Chobert al Congresso di Poitiers nel 1872, rivolgendosi idealmente ai giovani: “La dicono ammalata, la società. E lo è. Chi la guarirà? Chi la risusciterà? Voi. Gli uomini attuali passeranno, succederete voi” (Scritti, 9, 178).
I giovani non sono un problema, sono la possibilità
Per Murialdo, i giovani non erano destinatari passivi né “casi” da gestire. Erano – e sono – la parte viva della storia, protagonisti di un domani che non possiamo solo subire, ma che siamo chiamati a costruire con loro. Educare, allora, non è un’opzione tra tante. È un dovere morale. Non coltivare questa fiducia è omissione grave in un tempo segnato da disuguaglianze, fragilità e spaesamento.
Una formazione integrale: competenza, coscienza, corresponsabilità
L’educazione secondo Murialdo – e secondo ENGIM – non si limita alla trasmissione di un mestiere. È un’azione integrale che unisce:
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Il saper fare: competenze professionali solide e concrete.
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Il saper essere: crescita personale, relazionale, affettiva.
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Il saper agire: impegno sociale, cittadinanza attiva, fede vissuta.
È questa la vera “militanza educativa”: generare giovani protagonisti, non spettatori; artigiani di giustizia, non consumatori passivi.
Educare alla speranza, formare alla giustizia
Oggi più che mai, serve una nuova immaginazione del bene comune, come ci ricorda Papa Francesco. Serve una cultura della cura, della giustizia, dell’impegno. E serve un’educazione che accompagni ogni giovane, specialmente i più fragili, a scoprire di essere causa efficiente del proprio futuro.
Come? Credendo in loro, senza scorciatoie. Costruendo ambienti formativi generativi, in cui ciascuno si senta accolto, ascoltato e valorizzato. Dove il lavoro non sia solo guadagno, ma via di dignità e realizzazione.
Comunità educante: lo stile ENGIM
Murialdo sapeva bene che non si educa da soli. L’educazione è sempre comunitaria. Per questo ha voluto che le sue opere avessero lo stile della “famiglia”: un clima di fiducia, calore, affetto, corresponsabilità. È questo spirito che oggi cerchiamo di custodire in ogni sede ENGIM: un ambiente dove l’“io” e il “noi” non si escludono, ma si sostengono a vicenda.
Educare nel nostro tempo – spesso incerto, liquido, competitivo – richiede equilibrio, passione e coraggio. Ma soprattutto richiede presenza: uno stile di accompagnamento discreto, costante, affettuoso, che riconosce in ogni giovane una promessa, un mistero, un’opportunità.
Il Ne perdantur: più che un motto, una missione
Ne perdantur, affinché nessuno vada perduto: questa è la preghiera, la profezia e il metodo che ispira ENGIM. È prevenzione e custodia. È fiducia e cura. È il nostro modo di dire che nessuno deve restare indietro, che nessuna potenzialità può andare sprecata.
Per questo:
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crediamo nell’educazione come atto d’amore radicale;
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investiamo nella formazione integrale;
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ci impegniamo per la giustizia sociale;
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accompagniamo i giovani nel discernimento vocazionale, umano e professionale;
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sosteniamo la loro crescita in una comunità che sa ascoltare, accogliere e sfidare.
Perché fidarsi dei giovani?
Perché sono il presente che costruisce il futuro. Perché hanno sete di senso. Perché, come ci insegna San Leonardo, la loro libertà è ancora capace di scelte grandi, di sogni veri, di bene concreto.
Murialdo lo ha fatto con fiducia, con equilibrio, con una spiritualità profonda. A noi, oggi, il compito di proseguire il cammino, incarnando quel Ne perdantur in ogni aula, laboratorio, relazione educativa. Perché il mondo di domani – più giusto, più umano, più fraterno – passa da qui. Passa da loro. Passa da noi.
padre Antonio Teodoro Lucente
Presidente ENGIM