we are we share we care: NOI NON CAMMINIAMO SU QUALSIASI SENTIERO

We Are, We Share, We Care esprimono tre valori generatori di un’umanità solidale evangelica adeguati a tessere alleanze e aprire percorsi di vita. Tre valori irrinunciabili per la nostra Fondazione ENGIM che, in un tempo in cui sembra vivere in un presente continuo dove l'esistenza sembra giocarsi totalmente just in time, ENGIM vuole giocare la capacità di costruire progetti in grado di interpretare il futuro e costituire per esso un fattore vincente.
Allora il nostro Report intende essere uno strumento utile a quanti il territorio lo vivono e contribuiscono a farlo vivere.

We are: esserci in prima persona, non tenersi fuori dal corso della storia globale, locale, personale. Noi, giovani e adulti, scegliamo di esserci.

We share: condividere e partecipare. Il dialogo è imprescindibile per costruire la “cultura dell’incontro”, per cambiare il modello di sviluppo globale, per ri-orientare la globalizzazione verso la relazionalità.

We care: coinvolgerci in prima persona nel comprendere le implicazioni del nostro essere una sola famiglia umana.

È bene mettere insieme i pezzi che ci conducono al nostro ANNUAL REPORT che racconta della nostra RESISTENZA e della nostra SPERANZA.

La speranza ha due figli, direbbe Sant'Agostino: lo sdegno e il coraggio.

Lo sdegno per la realtà delle cose;

il coraggio per cambiare.

al «male di cui le comunità umane stanno soffrendo ormai da anni: la tendenza e anzi il bisogno di frantumarsi per avere un nemico». Nazionalismi estremi hanno bisogno di un nemico permanente, di muri e filo spinato.

«Da un lato una tendenza che vuole liberarsi da sentimenti di umanità per non sentirsi deboli e impreparati (…). Dall’altro sono in tanti a volersi separare da sentimenti di umanità e fratellanza, temendo di trovarsi nel punto sbagliato della storia».

“Liberarsi”, “libertà” e “nemico”.

«Nessuno ha il copyright della libertà», nessuno può «possederla», la libertà. E «per questo mette tristezza, e anche indigna, l’uso al tempo stesso protervo e puerile che di quel termine fanno i no-qualcosa (...). È l’approssimazione indebita della libertà, ridotta a bandierina che ognuno può sventolare senza conoscerne il prezzo, il peso, la fatica».

Il nostro grido è E ARE, WE SHARE, WE CARE

È la cura degli ultimi l’unico 'titolo nobiliare' di cui i cristiani e in ENGIM dovremmo fregiarsi, l’unico 'potere' che dovrebbe esercitare chi ha il compito di FORMARE LE GIOVANI GENERAZIONI, I GIOVANI LAVORATORI. Questo il messaggio che ci lasciano i santi SOCIALI come san Leonardo Murialdo.

Il RAPPORTO ANNUALE di ENGIM rappresenta per la nostra fondazione un:

  1. APPELLO a declinare WE ARE WE SHARE WE CARE ad andare oltre,
  2. raccoglie le ragioni di una sfida di una scelta che viene da lontano
  3. scelte che fondano le sue radici nei santi sociali: IN QUEL FARE IL BENE E FARLO BENE.
  4. Una scelta di campo che accompagna alla scoperta di un uomo e di una umanità necessaria quanto mai oggi, per uscire dalle strettoie della paura dell’altro.

Attraverso i dati le immagini il nostro rapporto annuale da il senso di un Passaggio e di una scelta che mette in evidenza come la consapevolezza di essere tutti connessi non è sufficiente se non si apre alla qualità etica di questo legame.

Cioè deve aprirsi alla responsabilità reciproca a tutti i livelli:

  1. Da quello personale che è indispensabile ed insostituibile
  2. A quello strutturale e istituzionale
  3. Fino a quello delle relazioni internazionali OBIETTIVO della COOPERAZIONE in ENGIM

è in continuità con i nostri strumenti , anzi, potremmo dire è uno slancio, un'ascesi, un guardare più in avanti ed indicare un orizzonte più vasto per un comune itinerario in questo mondo.

la preoccupazione già espressa nell'enciclica "Fratelli Tutti" di una autoprotezione egoistica di ritorno al solo "noi" senza "gli altri".

Tentazione sempre ricorrente specie nei momenti difficili della storia, come quello che stiamo vivendo per la pandemia.

"Noi" è un cambiamento dal singolare al plurale, non più io da solo, ma insieme ad altri. Ogni pagina trasuda di questa consapevolezza e di questa competenza, usa termini quindi di apertura, non di chiusura, destinato a progredire dall'io al tu, dalla coppia alla cittadinanza, all'intera comunità umana.

Purtroppo, però, e la storia ce lo insegna, rimane sempre forte la voglia di sgretolare questo noi con forme di individualismo più o meno radicale: vengono prima i miei interessi, i miei hobby, le mie cose, e mentre il mondo si globalizza, non c'è posto per me e per "gli altri".

Dall'individuo il problema si allarga alle nazioni, con forme di sovranismo sempre più accentuate ed aggressive per consolidare territori, rafforzare confini, creare muri e cortine di ferro riproponendo corsi e ricorsi della storia

Il "noi" è all'inizio della storia dell'umanità, quando Jawhe benedice l'uomo e la donna, creati nella loro diversità e complementarietà ad immagine di Dio perché possano moltiplicarsi nelle generazioni. Benedice poi Abramo e gli promette una discendenza grande come le stelle del firmamento; un noi quindi che riguarda l'umanità intera.

Chi ne fa le spese di questo "essere altri" sono sempre i poveri, gli emarginati della società, i migranti, coloro che fuggono dalle guerre. E non ci sono solo le guerre delle armi ma anche quelle della siccità, della carestia, della desertificazione, dell'odio tribale, ecc.

Per questo IL NOSTRO ANNUAL REPORT richiama continuamente alla realtà che siamo tutti su una stessa barca e non ci si salva da soli... !

Tutti hanno diritto ad una vita dignitosa, ad un futuro migliore, per sé e per i loro figli.

Il nostro rapporto annuale, nel suo dispiegarsi ci dice che per fare il bene – bene, occorre farlo nel rispetto della sua stessa natura. IL BENE È TALE SOLO PERCHÉ È BENE! Non c’è altra giustificazione se non quella intrinseca al bene stesso.

Il rapporto rappresenta per la nostra fondazione LA NARRAZIONE di tutte le forme della bellezza per ricostruire il tessuto sociale

INTERIORITÀ, RELAZIONI, CURA, SPIRITUALITÀ, ECOLOGIA INTEGRALE, SPAZI A DIMENSIONE UMANA, ALTRO DA SÉ: perché è importante coltivare gli ambienti vitali attorno a noi