Riflessioni Ne Perdantur
Quale bellezza salverà il mondo?
“La bellezza salverà il mondo”: lo si ripete spesso, quasi fosse una verità scontata. Ma oggi, nel tempo delle disuguaglianze e dello smarrimento educativo, questa frase va presa sul serio, interrogata, incarnata.
Quale bellezza salverà davvero il mondo?
Non quella che copre il vuoto.
Non quella che vende sogni a buon mercato.
Non quella che addormenta le coscienze con il profumo dell’efficienza.
La bellezza che salva è un’altra: è quella che inquieta, che brucia, che mette in moto.
È il volto segnato di chi ha lottato per la giustizia.
È la mano di chi costruisce ponti, non muri.
È la parola che libera, consola, smuove.
È la comunità che si fa carico degli ultimi, che non lascia nessuno indietro.
Questa è la bellezza che in ENGIM siamo chiamati a custodire e a generare.
Una bellezza che nasce dalla fedeltà al principio che ci anima: Ne perdantur.
Che nessuno si perda. Che nessun giovane venga abbandonato.
Che ogni storia possa essere accolta, accompagnata, risollevata.
Papa Francesco ci spinge oltre la semplice trasmissione di contenuti:
«Non possiamo più limitarci a una pastorale di mera conservazione. Abbiamo bisogno di una Chiesa in uscita, capace di trasformare ogni luogo in un'occasione di incontro con Cristo» (Evangelii Gaudium, n. 15).
Noi diciamo: non possiamo limitarci a una formazione di routine.
Abbiamo bisogno di un’educazione generativa, che metta in circolo bellezza, dignità, futuro.
La bellezza che salverà il mondo è quella del Vangelo incarnato:
è la bellezza della Croce, offerta, sofferta, accolta.
È la bellezza di chi ha il coraggio di perdere per restare umano.
È la bellezza della giustizia sociale e della speranza concreta.
In ENGIM, ogni aula, ogni laboratorio, ogni scelta formativa deve essere segno di questa bellezza che non si compra, ma si testimonia.
Non siamo qui per conservare strutture, ma per rigenerare vite.
Non per consolare il passato, ma per scommettere sui volti e sui nomi, uno per uno: ne perdantur.
Solo questa bellezza – fragile, concreta, crocifissa e liberante – può ancora salvare il mondo.
E comincia da qui. Da noi.
padre Antonio Teodoro Lucente
Presidente ENGIM